Come evidenziato nei precedenti articoli, il welfare aziendale si sta imponendo sempre di più in Italia. Nell’ultima Legge di Stabilità troviamo le linee guida per i servizi di welfare, dove si evincono gli indubbi vantaggi fiscali. Per le piccole e medie imprese, tuttavia, a differenza delle grandi aziende, è eccessivamente oneroso gestire internamente un piano di welfare: occorre, infatti, oltre ad un continuo aggiornamento sul tema, il possesso di strumenti tecnologici adeguati e di ingenti risorse per la gestione dei benefit, per l’erogazione dei servizi e per la rendicontazione.
Uno dei modi per le piccole e medie imprese per elaborare politiche di welfare aziendale è quello di mettersi insieme per erogare tali servizi, facendo “rete”. Come indicato nell’edizione 2017 del Rapporto Welfare Index PMI, infatti, uno dei fattori chiave del successo del welfare aziendale è, oltre alla conoscenza, la capacità di dar vita ad alleanze; d’altronde, “per sviluppare i servizi di welfare aziendale, le piccole e medie imprese hanno bisogno di aggregare bacini di utenza e condividere investimenti, informazioni, servizi professionali”.
Tuttavia, non tutte le imprese sembrano aver compreso l’importanza di “fare rete” nell’erogazione di servizi di welfare. I dati del rapporto sopra citato mostrano come, a maturare l’interesse a servizi comuni a cui potersi associarsi e ad accordi con altre imprese nel territorio, sia soltanto una quota tra il 22% e il 24% delle imprese; risulta invece leggermente più alta (33,9%) la quota delle imprese interessate a servizi di informazione e consulenza di welfare prestati dalle associazioni imprenditoriali. Le aziende più attive nel welfare aziendale sono anche quelle più interessate a dare forma a rapporti di collaborazione con altre imprese nell’erogazione di tali servizi: come evidenziato sempre dal Rapporto Welfare Index PMI, difatti, “più le imprese sono attive e più comprendono l’importanza delle alleanze e dei supporti associativi per sviluppare ulteriormente e in modo efficiente le iniziative di welfare”.
Ma cosa vuol dire in concreto “fare rete” nel welfare aziendale? Significa organizzare reti di impresa, partecipare a consorzi, condividere iniziative con altre imprese nel territorio oppure aderire a servizi comuni.
La rete si pone l’obiettivo di intervenire su vari fronti della vita di un’impresa, quali: progetti di mobilità territoriale, car sharing e carpooling; formazione aziendale in materia di sicurezza sul lavoro; forme di finanziamento agevolate, tramite erogazione di buoni come sostegno al reddito; pacchetti di servizi assicurativi; convenzioni con trasporti pubblici; convenzioni per la cura di familiari malati e genitori anziani. La condivisione di progetti e risorse per l’offerta di servizi di welfare aziendale non permette soltanto di aiutare i lavoratori nel far fronte alle necessità della vita quotidiana, ma favorisce anche lo sviluppo di strutture sul territorio interessato e l’occupazione nel settore dei servizi alla persona: l’istituzione di organizzazioni sul territorio in grado di coinvolgere le piccole e medie imprese, consentendo a queste di fare sistema per l’erogazione e la fruizione di servizi a contenuto sociale, è una delle frontiere più interessanti del welfare aziendale.
I vantaggi e le potenzialità del “fare rete” sono, fra gli altri:
- realizzare un’interdipendenza di tipo tecnico, organizzativo ed economico, per ottenere una gestione delle relazioni tra imprese più stabile, oltre a forme di coordinamento più efficienti e precise. La complementarità delle imprese favorisce la realizzazione di nuovi prodotti, grazie anche alla condivisione di risorse materiali e immateriali;
- accrescere la competitività delle imprese attraverso l’interazione degli aderenti alla rete e la possibilità di effettuare investimenti altrimenti impossibili per la singola impresa;
- snellire i tempi di risposta al cliente;
- accrescere la cultura aziendale in modo sempre più rapido ed efficiente.
I dati del Rapporto Welfare Index PMI 2017 mostrano chiaramente come nessun fattore di successo è tanto discriminante quanto quello del “fare rete” nel welfare aziendale: infatti, “il 22% delle imprese molto attive nel welfare aziendale hanno potuto attuare le proprie iniziative grazie a diverse forme di alleanze”, mentre, tra le aziende meno attive (individuate tra quelle che attuano iniziative in meno di sei aree del welfare aziendale tra quelle individuate dal Rapporto), “la quota di quelle che praticano alleanze crolla al 3%”.
Nonostante le descritte potenzialità e il favore del legislatore, ancora poche PMI hanno compreso l’importanza di “fare rete”. Accrescere la cultura della collaborazione si configura dunque come un passo necessario per far comprendere alle PMI l’importanza di tale strumento per le attività imprenditoriali e commerciali, oltre che per favorire lo sviluppo delle migliori pratiche di welfare aziendale.
Prof. Marco Meneguzzo
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”