Coinvolgere la comunità per riscattare il territorio

L’inserimento lavorativo attraverso le attività agricole di persone svantaggiate – che sono più del 40% degli addetti – è al centro delle attività dell’impresa. Per questo motivo la cooperativa sociale Un fiore per la vita Onlus con sede ad Aversa, in provincia di Caserta, ha ricevuto lo scorso 8 marzo la menzione speciale “Agricoltura sociale”.

Un fiore per la vita onlus nasce per dare risposta all’esigenza di lavoro di persone momentaneamente in difficoltà – racconta il presidente Giuliano Ciano – come minori, tossicodipendenti e sofferenti psichici attraverso l’agricoltura”.

Fondata nel 2000, da allora la cooperativa si è sempre occupata di agricoltura sociale iniziando con un vivaio per la coltivazione di fiori e piante aromatiche.
Nel 2005, recuperando gli spazi abbandonati dell’ex ospedale psichiatrico di Aversa è stata fondata la fattoria sociale Fuori di Zucca che si occupa di attività molteplici: dall’agricoltura biologica, alla fattoria didattica e Agri campo estivo, ristorazione in loco e gestione mense aziendali presso terzi, turismo agricolo, fino alla trasformazione di materie prime nella filiera del consorzio NCO. Soprattutto la cooperativa si occupa del reinserimento lavorativo di persone con svantaggio psico-sociale che, a causa delle condizioni di disagio, non hanno avuto mai accesso al mondo del lavoro o se ne sono allontanate e trovano forti difficoltà nel rientrarvi.

un-pacco-per-la-vita-grano

Spiega Giuliano Ciano: “Ci sono persone che sono venute a fare il loro primo giorno di lavoro a 50 anni e che prima erano coinvolte nello spaccio, o erano in prigione – grazie ai percorsi di rieducazione al lavoro a cura di un’equipe di specialisti, le persone hanno l’opportunità di emanciparsi e lo fanno attraverso la natura che è uno strumento molto facile per loro, perché – prosegue il Presidente – non ti giudica e rispetta i tuoi tempi”.

La cooperativa Un fiore per la vita onlus inoltre continua a instaurare relazioni di collaborazione sia con il territorio che con altre cooperative sociali attraverso la Rete delle fattorie sociali e il forum dell’agricoltura.

L’obiettivo è infatti quello dello sviluppo economico del territorio attraverso la rete di economia sociale. Spiega Ciano: “Abbiamo fatto un contratto di rete tra profit e non profit, coinvolgendo tutte quelle realtà che ad Aversa e nei territori circostanti, famosi purtroppo in maniera negativa e conosciuti come la terra dei fuochi o le terre di gomorra, perseguendo l’obiettivo – conclude Ciano – di liberarci da queste etichette e far conoscere questi territori come le terre di Don Peppe Diana, assassinato dalla camorra per il suo impegno antimafia a Casal di Principe nel 1994”. “Noi – conclude Ciano – l’abbiamo conosciuto e come lui, vogliamo riscattare il nostro territorio e creare occupazione”.

La cooperativa oggi occupa una quarantina di persone con contratto a tempo indeterminato, più un’altra trentina tra borse lavoro e servizio civile.
Anche con la chiave ironica si cerca di affrontare problemi seri come l’economia criminale. Da questa idealità è nata anche l’iniziativa promossa dal comitato Don Peppe Diana e attuata dal consorzio Nuova Cooperazione Organizzata “Facciamo un pacco alla camorra” un progetto che è ormai una tradizione, giunta alla sua ottava edizione e contiene i buoni frutti dei beni confiscati alla mafia, di agricoltura sociale e vede coinvolti imprenditori che hanno denunciato il racket in una scatola natalizia che testimonia l’economia sociale come antidoto all’economia criminale.

La gestione dei terreni e beni sequestrati alla camorra ha infatti creato dinamiche economiche che combattono la criminalità e favoriscono attività finalizzate al coinvolgimento della collettività, per il cambiamento socio culturale del territorio e per rendere sempre più i beni confiscati simboli e risorse di comunità libere dalla camorra.