Da qualche anno si sente sempre più spesso parlare di welfare aziendale, anche in virtù della continua attenzione del legislatore alla regolazione e incentivazione delle iniziative rientranti in questo ambito. Se le Leggi di Stabilità 2016 e 2017 avevano aperto la strada al welfare aziendale, prevedendo una serie di agevolazioni fiscali per imprese e dipendenti che usufruissero di beni e servizi di welfare come strumenti a sostegno della retribuzione, con la Manovra 2018 viene ampliato il ventaglio delle soluzioni a tale scopo. In particolare, la Legge di Bilancio 2018 ha modificato il comma 2 dell’articolo 51 del testo unico delle imposte sui redditi, prevedendo l’esclusione dal reddito di lavoro anche di quelle “somme erogate o rimborsate alla generalità o a categorie di dipendenti dal datore di lavoro o le spese da quest’ultimo direttamente sostenute, volontariamente o in conformità a disposizioni di contratto, di accordo o di regolamento aziendale, per l’acquisto degli abbonamenti per il trasporto pubblico locale, regionale e interregionale del dipendente e dei familiari”. Dunque, da quest’anno, anche gli abbonamenti per viaggiare su mezzi pubblici come bus, tram, metro e treni rientrano tra i benefit potenzialmente attivabili dalle imprese in un’ottica di welfare aziendale, sommandosi alle altre iniziative già intraprese e che il Rapporto Welfare Index PMI 2017 ha sinteticamente raggruppato in 12 aree principali:
- previdenza integrativa;
- sanità integrativa;
- servizi di assistenza;
- polizze assicurative per il personale;
- conciliazione vita-lavoro, sostegno ai genitori, pari opportunità;
- sostegno economico;
- formazione per i dipendenti;
- sostegno all’istruzione di figli e familiari;
- cultura, ricreazione e tempo libero;
- sostegno ai soggetti deboli e integrazione sociale;
- sicurezza e prevenzione degli incidenti;
- welfare allargato al territorio e alla comunità.
Ma chi beneficia delle iniziative di welfare aziendale? Sicuramente i dipendenti, che percepiscono un maggiore guadagno grazie all’erogazione di benefit che non sono tassati in busta paga e che contribuiscono a facilitare la conciliazione tra vita privata e lavoro e ad aumentare il loro benessere. Dal canto loro, le aziende, grazie alle strategie di welfare, oltre alla possibilità di ottenere vantaggi fiscali, possono instaurare un rapporto di maggiore reciprocità con i propri lavoratori, in grado di determinare una serie di altri benefici, tra cui:
- miglioramento del clima e del benessere organizzativo;
- incremento della reputazione aziendale;
- aumento del senso di appartenenza e di fidelizzazione dei propri dipendenti;
- maggiore capacità di attrazione di nuovi talenti;
- riduzione del turnover.
Tutti fattori in grado di aumentare la produttività dei lavoratori e, dunque, la profittabilità dell’impresa. Ovviamente, l’impatto sui risultati aziendali delle iniziative di welfare aziendale è difficilmente misurabile e quantificabile nell’immediato. Tuttavia, come indicato nel Rapporto Welfare Index PMI 2017, alcune piccole e medie imprese hanno segnalato di aver già registrato netti miglioramenti, in particolar modo per quanto concerne la gestione del personale:
- nella soddisfazione dei lavoratori e nel clima aziendale (9,5% delle imprese del campione);
- nella fidelizzazione dei lavoratori (9,4%);
- nella riduzione dell’assenteismo (4,1%).
Impatti positivi sull’immagine dell’azienda sono stati segnalati dal 7,4% delle imprese, mentre il 3% ha dichiarato di aver ottenuto un incremento della produttività. Questi risultati sono destinati a salire nei prossimi anni: una quota di imprese tra il 25% e il 30% hanno infatti dichiarato di aver ricevuto segnali incoraggianti dalle iniziative di welfare attivate, ma si aspettano che miglioramenti maggiormente significativi avvengano a lungo termine.
Ma a godere dei benefici del welfare aziendale non sono soltanto imprese e lavoratori, ma anche il sistema Paese nel suo complesso. Infatti, oltre a rafforzare il legame tra le imprese e i propri territori e a garantire l’offerta di beni e servizi legati a bisogni non adeguatamente coperti dal welfare pubblico, il welfare aziendale è in grado di accrescere la coesione sociale del Paese e a stimolarne lo sviluppo socio-economico. Basti pensare alle potenzialità di crescita per tutti quegli operatori individuali e per tutte quelle aziende, pubbliche e private, profit e non profit, che forniscono servizi negli ambiti del welfare aziendale.
È ancora presto per fare delle stime. Possiamo però essere certi che il welfare aziendale conviene. E fa bene alla nostra economia e alla nostra società.
Prof. Marco Meneguzzo
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”