Vantaggio competitivo solo per le aziende che adotteranno buone pratiche di welfare

Il Welfare aziendale cresce e la Legge di stabilità 2016 e i decreti attuativi della stessa spingeranno ancora di più la sua crescita.

Ma come cresce? In che direzione? La sua espansione potrà davvero contribuire oltre che al benessere dei lavoratori nelle aziende anche alla crescita sociale dei territori? Il Welfare Index PMI promosso da Generali Italia in collaborazione con Confindustria e Confagricoltura, ha certamente contribuito ad una lettura più precisa del fenomeno nelle piccole-medie imprese (con meno di 250 dipendenti) che rappresentano l’ossatura del sistema produttivo italiano restituendo un’inedita fotografia di ciò che sino ad oggi le imprese italiane hanno messo in campo come iniziative di welfare e indicando con nove premi e due menzioni speciali alcune best practice a cui guardare.
Buone pratiche che troverete raccontate, insieme ad altre da noi selezionate, nelle pagine che seguono.

Lucia Sciacca, direttore Comunicazione e Social Responsibility di Generali Country Italia ha partecipato passo dopo passo alla nascita e al debutto del Welfare Index PMI ce lo spiega così: «Quando abbiamo iniziato a pensare a questa iniziativa abbiamo fatto due riflessioni. La prima è stata interna, abbiamo guardato a come Generali Italia interpreta la sostenibilità nel business. Per noi sostenibilità nel business significa creare valore condiviso per tutti gli stakeholder e siamo convinti che le aziende così concepite abbiano maggiori possibilità di sviluppo e di crescita.
Ma cosa significa creare valore condiviso? E’ un modo di operare armonico, coinvolgente, il più possibile partecipato, cosciente della funzione sociale dell’azienda, come ha scritto Philippe Donnet nella prefazione del Rapporto, che mira allo sviluppo proprio ma anche del contesto in cui si opera.

La seconda riflessione ha riguardato il welfare aziendale vero e proprio, abbiamo ragionato su questo tema coscienti che oggi le famiglie vivono momenti di difficoltà e il welfare pubblico ha sempre più un ruolo marginale rispetto al passato. Siamo convinti che le aziende che saranno in grado di mettere in campo buone pratiche di welfare per i propri dipendenti e le loro famiglie avranno un vero vantaggio competitivo.

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Lucia Sciacca – Direttore Communication & Social Responsibility, Generali Country Italia

Welfare index PMI, che ha coinvolto nella fase della progettazione e realizzazione le principali confederazioni delle imprese, nasce da questi ragionamenti, si tratta, infatti, di un’iniziativa che mira a diffondere politiche di welfare anche nelle piccole e medie imprese e che vuole stimolare un cambio culturale e di visione con l’obiettivo di valorizzare la centralità del welfare nella vita quotidiana delle aziende, dei lavoratori, delle loro famiglie e dei territori».

Sono ben 2140 le piccole e medie imprese coinvolte nella Ricerca su cui si fonda l’Index PMI, imprese che hanno risposto via web o telefono a un questionario strutturato. Interessantissimo leggere il report, ma quali le risultanze più sorprendenti?

Lucia Sciacca non ha dubbi: «La prima sorpresa positiva è stata il fatto di essere riusciti a coinvolgere più di 2000 aziende, volevamo avere una fotografia dello stato del welfare nelle PMI Italiane, perché non esisteva. Avere la possibilità di interloquire con così tante aziende è stato per noi importante perché l’ampiezza del campione ha dato ulteriore peso scientifico al Rapporto. Per quanto riguarda i risultati del Rapporto ci ha sorpreso che non ci siano spiccate differenze tra Nord, Centro e Sud del Paese. Le differenze più che geografiche sono legate alla specificità dei territori e delle comunità. Nel Rapporto si legge per esempio notare come le iniziative di welfare aziendale allargate al territorio siano proporzionalmente più diffuse al Sud. Così come al Sud si vede maggiore attenzione alle pari opportunità e al sostegno ai genitori, probabilmente attenzioni legate anche al tipo di lavoro, mentre al Nord prevalgono Formazione e sostegno alla mobilità. Differenze legate non solo all’attività imprenditoriale ma anche e, forse, soprattutto dovute al territorio in cui si opera».

Il Welfare Index PMI, presentato l’8 marzo scorso, vivrà negli anni, come si evolverà e come crescerà l’Index?

«La prima edizione ci è servita anche da test per capire cosa mettere meglio a punto e come migliorare», risponde Lucia Sciacca.
«Per esempio, oltre a mirare a un Rapporto partecipato da ancora un maggior numero di imprese, vogliamo migliorare i meccanismi di diffusione delle best practice e renderle scalabili per tutti i partecipanti, facendo capire come implementare le proprie iniziative di welfare. Con l’Index abbiamo voluto offrire uno strumento di auto valutazione alle imprese perché questo ci sembra il meccanismo più efficace per creare cultura. Ogni impresa registrata, in una sezione privata del sito può verificare il proprio livello di welfare e confrontarsi con le best practice di settore innescando così un’emulazione verso l’alto e verso la qualità delle iniziative di welfare.
Sul sito welfareindexpmi.it è già possibile iscriversi alla ricerca del prossimo anno».

(Intervista a cura della rivista Vita)

La formula del successo di WeCare: l’attenzione verso i collaboratori

È nato a partire da un’esigenza, hanno continuato a portarlo avanti e i dipendenti sembrano apprezzarlo moltissimo.

Lo smart working rappresenta sicuramente una sfida: maggiore libertà ma anche maggiore responsabilizzazione.
WeCare – una start up nata nel 2013 dall’incontro di Riccardo Zanini, imprenditore, con Filippo Scorza, bioingegnere e industrial designer – ha sposato questa nuova organizzazione del lavoro, aggiudicandosi l’8 marzo scorso il terzo premio Welfare Index PMI per il settore Servizi e Commercio.

WeCare WIPMI
Filippo Scorza e Riccardo Zanini

Zanini e Scorza hanno ideato insieme, fino a lanciarlo sul mercato Amyko, un sistema composto da un archivio privato (private Cloud) e un braccialetto dotato di tecnologia NFC in grado di comunicare con smartphone e tablet. Avrai sempre al polso tutte le informazioni di prima necessità e lo stato di salute visualizzabili in tempo reale in caso di bisogno da un soccorritore o un familiare sul display dello smartphone.

Amyko bracciale

Si tratta insomma di un sistema che consente di archiviare dati personali sullo stato di salute che grazie ad un bracciale anallergico e privo di batteria, garantisce più sicurezza e serenità quando si è fuori casa – dal codice fiscale, al gruppo sanguigno fino ad eventuali intolleranze, patologie o allergie – per visualizzarli in maniera immediata in caso di bisogno.

La formula del successo sembra risiedere anche nell’attenzione per i propri collaboratori. Ha spiegato Zanini: “I nostri collaboratori possono gestire scadenze e obiettivi senza la pressione di un ufficio fisso, del traffico per doverci arrivare o di orari prestabiliti, spesso e volentieri infatti lavoriamo in remoto: ci serve solo una connessione internet e possiamo confrontarci ovunque ci troviamo”.

All’inizio per i due fondatori si è trattato di un’esigenza: “Filippo – ha commentato Zanini – abita a Genova, mentre io a Brescia. C’era quindi l’esigenza concreta di trovare una modalità di lavoro dinamica ma ci siamo poi accorti del valore aggiunto di questo modello organizzativo perché nel momento in cui una persona si sente responsabile del proprio operato, diventa più motivata e dunque anche più produttiva”.

Oggi infatti WeCare ha una sede operativa a Milano, la produttiva a Brescia e quella amministrativo/legale a Genova; tuttavia la presenza in ufficio dei collaboratori è richiesta solo lunedì e martedì per organizzare gli obiettivi lavorativi di ciascuno.

Il benessere dei nostri collaboratori e il loro grado di soddisfazione all’interno del team di lavoro – ha aggiunto Zanini – è il fulcro della nostra filosofia manageriale: ogni nostro collaboratore ha una vita personale intorno alla quale ruotano affetti, interessi, crescita e sviluppo personale e noi cerchiamo di valorizzare tutto questo perché siamo convinti crei valore aggiunto per il prodotto finale”.

Anche i collaboratori della start up sembrano apprezzare il modello organizzativo.

“Lavoro con loro da gennaio – spiega Giulia Mondello Social Media Manager – per mesi ci siamo conosciuti e parlati solo via internet, questo però non ha impedito a Riccardo e a Filippo di darmi fiducia, né ha impedito a me di lavorare con motivazione e serietà”.
“Lavorare alla WeCare – ha proseguito Giulia – vuol dire essere in grado di riconoscere i propri limiti, saperli esplorare senza vergognarsene, e aver tanta, ma tanta, voglia di crescere e di fare. Perché – ha concluso Giulia – al centro non c’è il lavoro per il lavoro, ma la responsabilità di cui ognuno di noi dovrebbe farsi carico in ogni azione che compie ed è così, nel confronto e nel reciproco rispetto, che il lavoro diventa piacevole”.

Gabriele Guerceri, Responsabile customer care e back office alla WeCare ha dichiarato : “Lavorare da casa permette di svolgere le proprie mansioni anche al di fuori dei canonici orari di ufficio, si è insomma liberi di organizzare la propria giornata e la propria settimana, per questo non pesa dedicare alcune ore del proprio week-end ad un obiettivo condiviso con tutta l’azienda, sento infatti di avere la fiducia non solo dei miei datori di lavoro ma anche dei miei colleghi”.

Magnani: “La capacità competitiva delle nostre imprese è nel capitale umano”

Nonostante la crisi economica, la globalizzazione e la rivoluzione digitale, secondo Marco Magnani – economista ad Harvard e in LUISS, che da 30 anni vive, studia e lavora tra Stati Uniti e Italia – oggi ha ancora senso per le imprese investire nel territorio che può costituire un inatteso vantaggio competitivo.

Magnani

Soprattutto nelle economie avanzate dove capacità d’innovazione e qualità dei collaboratori sono fattori decisivi per competere – spiega Magnani che ha lavorato in banche d’affari per circa 20 anni, in JpMorgan a New York e Mediobanca a Milano, nominato Young Global Leader dal Wolrd Economic Forumil capitale umano costituisce una dimensione strategica del territorio”.

Marco Magnani è membro del Comitato Guida di Welfare Index PMI, inoltre Editorialista de IlSole24Ore e di AffarInternazionali. Autore di Sette Anni di Vacche Sobrie, UTET, Creating Economic Growth, PalgraveMacmillan e Terra e Buoi dei Paesi Tuoi.

Globalizzazione, crisi economica, e rivoluzione digitale.

 

Terra e buoi dei paesi tuoi

Nel suo ultimo saggio Terra e buoi dei paesi tuoi la tesi è che per resistere a questi tsunami l’arma segreta delle PMI sia il legame con il territorio.

Perché non è un paradosso?

Siamo davanti a tre grandi sfide epocali che se da una parte possono travolgere la piccola e media impresa, dall’altra creano delle opportunità. Una possibile arma segreta per le imprese è proprio quella di tornare a valorizzare il territorio che va oltre il luogo fisico della produzione, investendo sulle sue molteplici dimensioni: dalla scuola, alla formazione, alla ricerca, all’università, fino al welfare aziendale. La piccola e media impresa per affrontare queste sfide deve avere radici profonde nel territorio e antenne tese sul mondo.

Qual è il ruolo del capitale umano nella crescita del territorio?

Il capitale umano è fondamentale perché consente di fare innovazione, la caratteristica di gran lunga più importante nelle economie avanzate. L’impresa deve essere in grado di attrarre, formare e trattenere sul proprio territorio le persone, investendo in scuola, formazione e welfare aziendale per motivare appieno i propri collaboratori e attirare le risorse più adatte all’azienda.

Lei sostiene che l’azienda non debba fare filantropia. Perché?

La filantropia è un’attività lodevole ma deve essere lasciata all’imprenditore come persona fisica, o ai semplici cittadini, oppure alle istituzioni. L’impresa deve invece concepire ogni intervento sul territorio come un vero e proprio investimento, pretendendo cioè un ritorno. Soltanto in questo caso gli investimenti saranno sostenibili nel lungo periodo, per questo nel mio libro parlo di “egoismo lungimirante” o “altruismo interessato“.

Per quali motivi secondo lei il welfare aziendale ha grande potenziale di crescita in Italia?

Il welfare pubblico è in calo per evidenti motivi di bilancio ma a fronte di una diminuzione dell’offerta assistiamo ad una crescente domanda di welfare da parte dei lavoratori. Con una domanda crescente e un’offerta discendente si crea un vuoto che deve essere riempito, a mio parere, da una collaborazione tra impresa e dipendenti che può avere vantaggi per entrambi.

Di quali vantaggi parla?

Per il lavoratore è la risposta ad una domanda crescente di welfare aziendale che il settore pubblico non riesce più fornire, allo stesso tempo per l’impresa può essere un modo per motivare ulteriormente i propri dipendenti, legando i pacchetti retributivi anche alla produttività aziendale. È una situazione win-win, con vantaggi sia per l’impresa, sia per il lavoratore e con una ricaduta positiva anche sul territorio circostante poiché i servizi di welfare aziendale, come asili o formazione, che saranno offerti sempre di più ai lavoratori dalle imprese, in grande misura saranno acquistati sul territorio.

Qual è il valore di un progetto come Welfare Index PMI di cui lei è uno dei membri del Comitato Guida?

Welfare Index PMI ha sicuramente un valore scientifico: per la prima volta è stato creato un indice che misura la qualità del welfare aziendale offerto dall’impresa ai propri dipendenti, assegnando un vero e proprio punteggio della qualità delle iniziative messe in campo. Inoltre, c’è un aspetto importante relativo alla comunicazione, perché attraverso questa misurazione e i questionari inviati alle PMI, molte piccole e medie imprese italiane imparano alcune forme di welfare aziendale di cui prima non erano a conoscenza.

Nel libro racconta le Buone Pratiche della provincia italiana. Può raccontare perché ha scelto la storia di Elica, leader nel mondo nel settore delle cappe per cucina con circa un centinaio di dipendenti, per il welfare aziendale?

Ho scelto volutamente esempi di piccola e media impresa a gestione familiare della provincia italiana perché questa è l’ossatura dell’economia del nostro Paese. Per quanta riguarda il welfare aziendale Elica, impresa marchigiana all’avanguardia in questo senso, ha saputo mantenere e consolidare un rapporto speciale con i propri collaboratori, creando un ambiente di lavoro familiare e di alta qualità. Oltre alle iniziative di welfare più classiche, dallo smart-working, alla flessibilità negli orari di lavoro, ai congedi parentali, fino agli interventi a favore dei figli dei dipendenti, solo per citarne alcuni, Elica ha ideato E-straordinario, un progetto di formazione molto originale che ha portato nel mondo industriale corsi di arte moderna per tutti i dipendenti, dagli operai agli ingegneri e senza tener conto della loro funzione, perché si ritiene che la comprensione dell’arte moderna aiuti lo sviluppo della creatività e del problem-solving, importanti nell’attività aziendale.

Come si immagina la PMI del futuro?

Sopravviveranno le imprese in grado di concentrarsi su produzioni di tipo complesso e quindi difficilmente replicabili dai concorrenti, mantenendo profonde radici nel territorio e antenne tese sul mondo. La PMI del futuro dovrà essere una sorta di integratore tra le conoscenza e le competenze del proprio territorio con i cambiamenti dei mercati internazionali. Inoltre in un’economia avanzata l’aspetto fondamentale è appunto l’innovazione, frutto delle idee delle persone. Per questo oggi il welfare aziendale è una leva strategica.

I cinque profili di Welfare Aziendale

L’analisi statistica ci permette di costruire dei profili di comportamento delle imprese nel welfare aziendale, integrando diverse variabili (fig. 22 e 23).

Abbiamo in questo modo ottenuto cinque profili, di cui anticipiamo una sintetica descrizione qualitativa:

5 profili Welfare Aziendale
Fig. 22

Vita e lavoro

Sono il 21 % delle PMI. Si tratta delle imprese con una rilevante iniziativa nelle aree della conciliazione vita e lavoro, del sostegno alle pari opportunità e ai genitori.

Inclusivi

È un gruppo di piccole dimensioni, 9,5 % del totale, costituito dalle imprese più attive nelle aree della integrazione sociale e delle iniziative di welfare allargate al territorio.

People care

In questo gruppo, al quale appartiene il 10,8 % delle PMI, si aggregano le imprese attive nel welfare aziendale, con iniziative autonome soprattutto nelle aree della gestione delle risorse umane e dei fringe benefit: formazione e sostegno alla mobilità, assicurazioni per i dipendenti e le famiglie, sostegno economico ai dipendenti, tutela della salute.

Attuatori

Si tratta del segmento più numeroso: 48 % delle PMI. Sono imprese che attuano iniziative in diverse aree del welfare aziendale ma con limitata proattività, prevalentemente applicando quanto previsto dai contratti nazionali di categoria.

Beginner

Anche questo gruppo è di piccole dimensioni: 10,6 %. È costituito dalle imprese meno attive, nella fase iniziale di esperienza del welfare aziendale.

Caratteristiche dei profili Welfare
Fig. 23

Workshop sul ruolo del Terzo settore nell’erogazione di servizi ai dipendenti

Si intitola “Il futuro del welfare aziendale nelle PMI: tra profit e no profit” e si terrà il prossimo 10 maggio alla Biblioteca Ambrosiana di Milano: si tratta di un workshop promosso da Vita e da Generali Italia dedicato al ruolo del Terzo settore nella crescita dei servizi di welfare dentro le imprese.

Tra i protagonisti, Stefano Granata, Giuseppe Guerini (presidente di Federsolidarietà) e Andrea Mencattini (Chief Life & Employee Benefits Officier di Generali Italia). È prevista anche la partecipazione delle imprese che si sono distinte nel Welfare Index Pmi promosso da Generali Italia e da imprese sociali. Il workshop sarà anche l’occasione per presentare il nuovo bookazine VITA che al Welfare aziendale dedica la sua cover story.

Per partecipare scrivere a eventi@vita.it

Rapporto sul welfare nelle PMI e premiazione delle migliori azioni di welfare

L’8 marzo scorso ha debuttato a Roma Welfare Index PMI, con la presentazione del primo Rapporto nazionale 2016 sul Welfare nelle piccole e medie imprese, realizzato attraverso una ricerca condotta su 2.140 aziende dei tre settori produttivi: industria, commercio e servizi e agricoltura.

Durante l’evento sono state premiate 11 aziende delle tre categorie, che hanno ottenuto i punteggi più alti dell’indice per le migliori pratiche di welfare aziendale a favore dei propri dipendenti.

Promosso da Generali Italia, con la partecipazione di Confagricoltura e Confindustria, e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Welfare Index PMI è l’indice che misura il livello di welfare aziendale nelle PMI italiane, con l’obiettivo di diffondere la cultura del Welfare nelle piccole medie imprese, che rappresentano l’ossatura del sistema produttivo nazionale e occupano l’80% della forza lavoro del Paese.

Alla presenza di imprenditori, istituzioni e rappresentanti del terzo settore, l’iniziativa è stata presentata da Philippe Donnet, Country Manager e Amministratore Delegato di Generali Italia, Alberto Baban, Presidente Piccola Industria Confindustria e Mario Guidi, Presidente Confagricoltura. È intervenuto il ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti.

WELFARE INDEX PMI – I RISULTATI DEL RAPPORTO 2016

La ricerca, curata dalla società specializzata Innovation Team, ha messo in luce come il welfare aziendale sia in piena evoluzione e uno dei temi rilevanti nel prossimo futuro. Per la realizzazione del rapporto sono state intervistate 2.140 aziende, con numero tra 10 e 250 dipendenti, su 10 aree d’intervento in ambito welfare: previdenza integrativa, salute, assicurazioni per i dipendenti e le famiglie, tutela delle pari opportunità e sostegno ai genitori, conciliazione del lavoro con le esigenze familiari, sostegno economico ai dipendenti e alle loro famiglie, formazione per i dipendenti e sostegno alla mobilità delle generazioni future, sicurezza e prevenzione, sostegno ai soggetti deboli e integrazione sociale, welfare allargato al territorio.
Il 45% delle aziende intervistate è attivo in almeno 4 di questi ambiti e l’11% è molto attivo, perché realizza iniziative in più di 6 ambiti a favore dei propri dipendenti.

Inoltre, risulta che le PMI possono essere classificate sulla base di cinque diversi approcci al welfare aziendale:

  • “Vita e lavoro” (21% del totale), le imprese con rilevanti iniziative nelle aree della conciliazione vita e lavoro, del sostegno alle pari opportunità e ai genitori;
  • “Inclusivi” (9,5%), le imprese più attive nelle aree della integrazione sociale e delle iniziative di welfare allargate al territorio;
  • “People care” (10,8%), le imprese con iniziative concentrate soprattutto nelle aree della gestione delle risorse umane e dei fringe benefit;
  • “Attuatori” (48%), aziende attive in diverse aree del welfare aziendale che però prevalentemente applicano quanto previsto dai contratti nazionali di categoria;
  • “Beginner” (10,7%), imprese che sono nella fase iniziale di esperienza del welfare aziendale.

Complessivamente, le aree di welfare più utilizzate dalle imprese sono raggruppabili in tre tipologie:

  • Iniziative per la gestione del personale: formazione e sostegno alla mobilità (64,1%), assicurazioni per dipendenti e famiglie (53%), sostegno economico ai dipendenti (46,2%)
  • Iniziative classiche di welfare complementare: previdenza integrativa (40,4%), Salute (38,8%), sicurezza e prevenzione (38%)
  • Iniziative più innovative: pari opportunità e sostegno ai genitori (18,5%), welfare allargato al territorio (15%), integrazione sociale (14,1%) e conciliazione vita lavoro (4,9%)

Le motivazioni che spingono le PMI ad intraprendere iniziative di welfare aziendale sono risultate principalmente due: la gestione del personale, e quindi il benessere dei dipendenti per migliorarne la soddisfazione e la produttività, e la sostenibilità nel lungo termine del successo aziendale, unita ad aspetti reputazionali.

Gli incentivi fiscali emergono in ogni caso come determinanti: il 35% delle aziende afferma di aver effettuato i rilevanti investimenti di risorse aziendali compensati dai risparmi fiscali.

La dimensione aziendale risulta essere un fattore rilevante per lo sviluppo del welfare: maggiore è il numero dei dipendenti maggiore è la diffusione delle iniziative. Le aziende attive nel welfare hanno tipicamente più di 100 dipendenti.

Su base geografica non si evidenziano spiccate differenze tra Nord, Centro e Sud, ma solo ambiti specifici nelle diverse aree geografiche, a dimostrazione che il welfare aziendale rispecchia le specifiche esigenze del territorio, oltre che dell’impresa. Ad esempio, al Sud vi è una maggiore attenzione alle “pari opportunità e sostegno genitori” (25,8% Sud – 15,9% – Centro – 16,2% Nord) e alla “sicurezza e prevenzione incidenti” (51,3% Sud – 39,2 – Centro – 31,9 Nord).

Dalla ricerca emerge, infine, che i vincoli che frenano l’iniziativa delle piccole e medie imprese sono dovuti soprattutto alla carenza di informazioni chiare in merito alle modalità di attuazione del welfare aziendale, e alla mancanza delle competenze necessarie per mettere in atto le iniziative. Per questo motivo, circa il 60% delle imprese molto attive indica come fattore di primaria importanza la possibilità di accedere a servizi di informazione e consulenza da parte delle associazioni imprenditoriali.

WELFARE INDEX PMI – LA PREMIAZIONE

Durante l’evento sono state premiate le 11 imprese che si sono distinte per aver affiancato alle aree più classiche di welfare aziendale importanti iniziative nelle aree di conciliazione vita-lavoro e sostegno alla famiglia, oltre che delle pari opportunità. L’elemento comune a tutte le imprese vincitrici è l’impegno nell’integrazione sociale dei propri lavoratori e nelle iniziative di welfare allargate al territorio.

Le aziende Premiate:

Industria: 1° Colorificio San Marco (Marcon, Venezia) 2° Lurisia Acque Minerali, (Cuneo), 3° Panzeri (Bulciago, Lecco)
Commercio e Servizi:1° Rusconi Viaggi (Lecco), 2° Socfeder (Modena), 3° Wecare (Arenzano, Genova)
Agricoltura:1° Agrimad Società Agricola, San Demetrio Corone (Cosenza); 2° Salvi Vivai (Ferrara), 3° Barone Ricasoli (Gaiole in Chianti, Siena):

Inoltre, sono state assegnate due menzioni speciali, la prima all’Azienda Agricola Fungar (Coriano, Rn) che ha ricevuto la menzione speciale VALORE DONNA, per l’imprenditrice Loredana Alberti, la seconda alla Cooperativa Sociale Un Fiore per la Vita Onlus (RI), che ha ricevuto la menzione speciale di AGRICOLTURA SOCIALE.

Lo smart working fa bene all’impresa e all’economia

Riprendiamo l’articolo Lo smart working fa bene all’impresa e all’economia di Marco Magnani, originariamente apparto su Il Sole 24 ore del 27 febbraio 2016.

Marco Magnani è Senior Research Fellow della Harvard Kennedy School ed è membro del Comitato Guida di Welfare Index PMI.

Anche in Italia si parla con sempre maggiore frequenza di welfare aziendale. Negli Stati Uniti, dove il welfare state (stato sociale) è molto limitato, il vuoto è tradizionalmente colmato dalle imprese che offrono ai dipendenti, come parte della retribuzione e come forma d’incentivo, pacchetti di servizi e benefit. In Italia, e in gran parte d’Europa, molti di questi servizi sono storicamente offerti dallo Stato e finanziati dal prelievo fiscale.

Le cose tuttavia stanno cambiando. La necessità di contenere la spesa pubblica e la recente crisi economica stanno accelerando la diffusione del welfare aziendale in Italia: sempre più imprese offrono ai propri dipendenti pacchetti di beni e servizi gratuiti o a prezzi molto calmierati. Si va dall’auto aziendale ai contributi per la spesa di generi alimentari, dalla copertura di libri e tasse scolastiche ai viaggi studio per i figli, dall’assistenza sanitaria all’integrazione previdenziale, dalle convenzioni con gli asili al sostegno per la cura degli anziani.

Oltre a benefici “materiali”, sono sempre più diffuse anche le iniziative volte a migliorare il benessere psicofisico, la crescita personale e l’equilibrio tra vita privata e lavoro dei dipendenti. L’offerta comprende palestre aziendali, gruppi di ascolto e antistress, orari flessibili, qualità dell’ambiente di lavoro, corsi di formazione. Spesso i benefit sostituiscono un aumento dei salari con vantaggio per lavoratore e impresa: per motivi fiscali e perché il valore del contributo “in natura” è superiore a quanto il dipendente riuscirebbe ad acquistare con un aumento in busta paga.

Se ben implementata, l’introduzione del welfare aziendale a integrazione di quello pubblico, può dare vantaggi a tutte le parti coinvolte. All’impresa consente di aumentare la produttività, ripensare i modelli organizzativi, favorire la diversità, stabilire un più stretto collegamento tra retribuzione e performance. I dipendenti ottengono una migliore qualità di vita e aumentano il valore del pacchetto retributivo. Associazioni di categoria e sindacati offrono un servizio agli associati e benefici agli iscritti. La Pubblica Amministrazione può impiegare in modo più efficiente le proprie risorse. In generale, qualità di vita e ricchezza del territorio di riferimento tendono ad aumentare. E’ una win-win situation in cui potenzialmente tutti “vincono”. Rimane “scoperto” chi è senza occupazione. In questi casi il pubblico potrebbe rafforzare la propria azione, anche per facilitare il rientro nella forza lavoro.

  • A livello macroeconomico il welfare aziendale può stimolare la crescita dell’economia, soprattutto a livello locale. Per almeno tre motivi.
    Primo: l’aumento della domanda di welfare. Invecchiamento della popolazione, allungamento della vita lavorativa e incremento della partecipazione femminile al lavoro aumentano la domanda di servizi e di flessibilità. Inoltre, i continui cambiamenti dell’ambiente di lavoro e l’introduzione di nuove tecnologie stimolano la domanda di formazione e riqualificazione professionale.
  • Secondo: i limiti dell’offerta di welfare pubblico. La spesa è vincolata dall’elevato debito pubblico e molto concentrata su pensioni e sanità. Solo il 25% è infatti destinato a bisogni di sicurezza sociale, quali servizi di sostegno a famiglie, invalidi e poveri. La combinazione di aumento di domanda e fragilità dell’offerta pubblica di welfare è insostenibile. Nel 2025 si stima che in Italia il divario tra domanda e offerta di welfare sarà nell’ordine di 70 miliardi di euro.
  • Terzo: gran parte delle piccole e medie imprese non ha programmi di welfare. Si tratta di un enorme bacino di crescita perché le imprese italiane fra i 10 e 250 dipendenti rappresentano oltre l’80% degli occupati del settore privato. La diffusione del welfare aziendale è una strada obbligata dai vincoli del bilancio pubblico e dai trend di aumento della domanda di servizi sociali, ma costituisce anche un’opportunità per ripensare il rapporto impresa-dipendenti e, grazie all’indotto di servizi offerti, un’occasione di crescita economica per i territori.

Partecipa alla premiazione dei migliori progetti di welfare aziendale

Un riconoscimento ai migliori progetti di welfare aziendale sviluppati in seno alle piccole e medie imprese italiane e la presentazione del Rapporto 2016 del Welfare Index PMI: saranno questi i due momenti principali dell’evento che si svolgerà l’8 marzo al Salone delle Fontane di Roma.

I lavori avranno inizio alle ore 11:30 con una tavola rotonda intitolata “Il welfare come strumento di crescita”, che vedrà confrontarsi Philippe Donnet (Country Manager e Amministratore Delegato Generali Italia), Mario Guidi (Presidente Confagricoltura) e Alberto Baban (Presidente Piccola Industria Confindustria), moderati dalla giornalista televisiva Alessandra Sardoni.

La mattinata proseguirà con la presentazione del Rapporto 2016 del Welfare Index PMI da parte di Enea Dallaglio, Amministratore Delegato di Innovation Team, la società che ha curato l’indagine e l’elaborazione dell’indice.

A conclusione dei lavori, la premiazione delle best practice di welfare nelle piccole e medie imprese italiane. Welfare Index PMI assegnerà un premio alle prime tre classificate per ogni categoria: industria, commercio e servizi, agricoltura e assegnerà anche un riconoscimento alle cento migliori PMI.

I posti per partecipare all’evento sono limitati, per iscriversi visita la pagina web dedicata alla registrazione.