La nostra intervista a Carlo Robiglio, presidente della Piccola Industria di Confindustria

La redazione di Welfare Index PMI ha intervistato Carlo Robiglio presidente della Piccola Industria di Confindustria che sottolinea: “Il welfare aziendale migliora la produttività, il clima aziendale e la coesione, senza dimenticare che ha una ricaduta fiscale positiva per l’impresa stessa”.

Carlo Robiglio - Presidente Piccola industria Confindustria

Come si presenta la fotografia della Piccola Industria all’inizio del 2018?
Nel nostro Paese le piccole e medie imprese sono protagoniste assolute del tessuto produttivo: almeno il 99% delle imprese attive sono PMI e occupano il 78% della forza lavoro. Il dato sull’occupazione rimane costante nei diversi territori ad eccezione del Sud e delle Isole dove supera il 90%.
Se guardiamo a Confindustria, poi, le PMI rappresentano il 97,3% delle oltre 150mila associate e quasi il 57% dei dipendenti delle nostre imprese sono impiegati in PMI. Questi numeri dimostrano come le piccole e medie imprese siano un’espressione diretta delle comunità in cui sono inserite e delle eccellenze diffuse in tutta Italia.

Presidente Robiglio, quali sono le esigenze specifiche di queste protagoniste del tessuto produttivo italiano?
Siamo convinti che il bisogno principale per le nostre imprese sia compiere un grande cambiamento culturale. Una crescita sostenibile e non episodica delle imprese passa anche dalla consapevolezza del loro profondo ruolo sociale, come attori fondamentali per lo sviluppo del territorio e delle comunità in cui sono inserite. C’è infatti un grande bisogno di cultura d’impresa e non mi riferisco solo alla formazione ma soprattutto ad un cambio di mentalità, una disponibilità ad aprirsi al confronto, all’innovazione e all’internazionalizzazione. In questo contesto il welfare aziendale svolge un ruolo importante perché allo stesso tempo migliora la produttività e facilita le relazioni fra datori di lavoro, collaboratori e dipendenti.

Secondo lei la gestione del welfare aziendale può essere, quindi, propedeutica a una modernizzazione dell’azienda? Porre certe questioni può contribuire al cambio di mentalità?
Assolutamente sì, anche perché ritengo che mai come oggi, grazie anche a temi come il welfare, si torni a mettere la persona e i suoi bisogni al centro, in un’ottica di responsabilità sociale, che è uno dei grandi pilastri dello sviluppo che Piccola Industria vuole dare alla cultura d’impresa. Mi riferisco in particolare al concetto di sostenibilità ed economia circolare che vede l’imprenditore restituire al territorio quanto ha ricevuto. Questo è fondamentale per consolidare il legame tra le imprese e le loro radici, legame che costituisce la forza e la peculiarità delle aziende italiane.

Cosa significa fare welfare aziendale e cosa è cambiato rispetto al passato?
Gli imprenditori italiani sono da sempre molto sensibili al tema del welfare perché, nella maggior parte dei casi, sono i primi lavoratori delle proprie aziende, il loro rapporto con i collaboratori è molto stretto e ne conoscono bene le esigenze specifiche. In passato, però tutto era lasciato alla semplice relazione personale. Fare welfare, invece, vuol dire strutturare queste relazioni, mettendo ufficialmente al centro la persona e i suoi bisogni, migliorando al contempo le relazioni industriali e tracciando un vero percorso sul quale muoversi.

In che modo il welfare è un elemento competitivo e di crescita per una PMI?
Migliora la produttività, il clima aziendale e la coesione, senza dimenticare che ha una ricaduta fiscale positiva per l’azienda stessa. Anche grazie ai benefici fiscali, il tema del welfare sta diventando argomento diffuso e conosciuto tra tutte le piccole e medie imprese.

Quali sono secondo lei gli ostacoli maggiori che frenano lo sviluppo del welfare nel nostro Paese e nella Piccola Industria in particolare?
Si tratta innanzitutto di difficoltà di ordine pratico, soprattutto per le micro e piccole imprese, che devono dedicare risorse alla gestione amministrativa dei piani di welfare per gli adempimenti fiscali e contributivi. Inoltre, molti dei nostri associati non raggiungono la dimensione minima per accedere a tariffe agevolate per l’acquisto di servizi di welfare. Per questo, uno dei temi che sta affrontando Confindustria è da un lato l’attivazione di convenzioni con fornitori di welfare locali, dall’altro il servizio di consulenza all’interno delle nostre associazioni per strutturare dei piani di welfare a misura di PMI e la realizzazione di contratti di rete, che permettono di aggregare le piccole e medie imprese consentendo loro di usufruire di servizi di welfare al miglior costo.

Ci può fare qualche esempio di reti d’impresa attivate per ottenere benefici e servizi di welfare a prezzi competitivi?
Sicuramente la Rete Giunca, la prima rete d’impresa in Italia nata per proporre nuove iniziative di welfare a vantaggio dei dipendenti, costituita da 10 imprese della provincia di Varese, operanti in vari settori manifatturieri, e che coinvolge circa 1700 dipendenti. C’è poi la Rete #Welfare Trentino, costituita da 12 imprese della provincia di Trento con un bacino di oltre 3mila dipendenti, prevalentemente PMI. Sempre in quell’area abbiamo anche #WelfareSudTirol che aggrega 20 imprese per un totale di oltre 4mila dipendenti. Anche al Sud ci sono degli esempi virtuosi come la Rete Poema nata nella provincia di Avellino per obiettivi di innovazione tecnologica tra 15 imprese del settore aerospaziale, 7 delle quali nel 2016 hanno deciso di condividere, a beneficio dei loro 1000 dipendenti, anche servizi di welfare.

Quali sono i vantaggi concreti per un’impresa che aderisce ad una rete?
Questo tipo di aggregazioni permette di rafforzare il potere contrattuale rispetto agli operatori specializzati nella gestione di servizi di welfare, riducendo allo stesso tempo i costi di implementazione e gestione dei piani. Mettendo insieme i bisogni dei dipendenti si riescono a trovare soluzioni condivise e vantaggiose, in termini di numeri, anche per i fornitori di servizi.

In che modo sostenete lo sviluppo del welfare nelle piccole e medie imprese?
Andando sui territori per raccontare ai colleghi le best practice, le storie di altri imprenditori che già hanno attivato iniziative di welfare, ottenendo benefici e vantaggi. In generale, veniamo da un’epoca di crisi, caratterizzata da un certo scetticismo e la novità desta diffidenza. Ben venga quindi la narrazione da parte di imprese e imprenditori che hanno già avviato questi percorsi. D’altra parte le realtà associative territoriali devono favorire pratiche amministrative e di gestione – organizzando sportelli e offrendo consulenza a 360 gradi all’imprenditore che vuole attivare programmi di welfare – e incentivare le imprese a fare rete. Ciò anche con il supporto di RetImpresa, l’Agenzia confederale per le reti, che da qualche anno sta lavorando con le Associazioni per diffondere la cultura del welfare in rete tra le PMI, assisterle nella realizzazione dei contratti di rete e sensibilizzare le Istituzioni a premiare le migliori esperienze e i modelli virtuosi di aggregazione per il welfare.

Qual è secondo lei l’utilità dell’iniziativa Welfare Index PMI a cui partecipate fin dalla prima edizione?
Il Welfare Index, con il suo combinato di informazioni tecniche e best practice, permette un avvicinamento consapevole delle piccole e medie imprese al welfare aziendale e può contribuire e sostenere il cambio culturale necessario alle PMI per affrontare le nuove sfide come la crescita e l’internazionalizzazione.

Rapporto 2018: presentazione il 10 aprile al Salone Delle Fontane a Roma

Welfare Index PMI presenta il Rapporto 2018, l’indagine più completa sul welfare in Italia.

Le 10mila interviste, in tre anni, alle Pmi dei 6 settori produttivi fotografano un trend di crescita delle imprese attive nel welfare.

200 imprese al top con Rating 5 W e 4 W per ampiezza e rilevanza delle azioni.

• 10 aprile 2018: Presentazione al Salone Delle Fontane a Roma del terzo Rapporto annuale e premiazione dei migliori progetti di welfare

• 4.014 imprese (+20% rispetto 2017), hanno aderito alla terza edizione del Rapporto sul welfare aziendale in Italia e riceveranno il Rating Welfare Index PMI. Con valutazioni da 1W a 5W, il rating misura l’azione delle piccole e medie imprese italiane nel welfare

Marco Sesana, Country Manager e Amministratore Delegato di Generali Italia:
“Da tre anni mettiamo in campo le nostre competenze di assicuratore, assieme alle principali confederezioni nazionali, per promuovere attraverso il welfare aziendale la crescita delle imprese, dei lavoratori e delle loro famiglie. Con Welfare Index Pmi, poniamo l’attenzione sui grandi bisogni sociali: sanità e assitenza, conciliazione e sostegno al lavoro, giovani, formazione e istruzione. Temi di grande impatto sociale sui quali siamo fortemente impegnati”.

Roma. Diffondere la cultura del welfare aziendale per incentivare tra le piccole e medie imprese l’utilizzo di buone pratiche di welfare: è l’obiettivo di Welfare Index PMI, l’iniziativa – giunta alla terza edizione – promossa da Generali Italia, con la partecipazione delle maggiori confederazioni italiane: Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni.

Dopo tre anni, il successo dell’iniziativa cresce ancora, come dimostra il coinvolgimento nell’indagine di oltre 4.000 aziende nel 2018, il 20% in più rispetto allo scorso anno. Con 10mila imprese intervistate nelle tre edizioni, la ricerca condotta da Innovation Team, rappresenta la mappatura più completa della diffusione del welfare aziendale in Italia, confermandosi anche come fonte autorevole per istituzioni, organizzazioni e privati che vogliono approfondire la materia. In questi anni Welfare Index PMI ha anche offerto alle imprese un servizio gratuito per misurare il loro livello di welfare attraverso la piattaforma www.welfareindexpmi.it, dove gli imprenditori possono anche accedere alle novità fiscali e regolamentari sul welfare aziendale.

Alle 4.014 imprese coinvolte quest’anno è assegnato il Rating Welfare Index PMI, che raggruppa le aziende in 5 classi con un valore crescente da 1W a 5 W. Lo scopo è di permettere alle imprese di conoscere il proprio livello di welfare e comunicarlo in modo immediatamente riconoscibile, facendo diventare l’impegno nel welfare un vantaggio competitivo.

Le 38 aziende che quest’anno hanno ottenuto le 5W (rispetto alle 22 del 2017) sono storie d’eccellenza, che si contraddistinguono per aver attuato un ampio ventaglio di iniziative per il benessere dei lavoratori e delle loro famiglie, spesso attraverso soluzioni originali e innovative.

Carlo Robiglio, Presidente della Piccola Industria di Confindustria: “Una crescita sostenibile e non episodica delle imprese passa anche dalla consapevolezza del loro profondo ruolo sociale, come attori fondamentali per lo sviluppo del territorio e delle comunità in cui sono inserite. È quindi necessario promuovere sempre di più iniziative e progetti, come il Welfare Index PMI, in grado di consolidare e rafforzare la cultura di impresa, consapevoli della centralità della persona nel processo economico e produttivo. Il welfare aziendale, infatti, consente non solo di migliorare la produttività delle aziende e rafforzare il rapporto con i collaboratori, ma soprattutto di creare le condizioni per una serena e piena espressione della persona nel suo lavoro. L’esperienza del Welfare Index PMI, attraverso il suo combinato di informazioni tecniche e best practices, permette un avvicinamento consapevole delle piccole e medie imprese al welfare aziendale”.

Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura: “L’agricoltura, grazie al suo profondo legame con il territorio e la popolazione, è pioniera del welfare e conferma oggi il suo rinnovato ruolo sociale, finalizzato all’integrazione e al miglioramento delle condizioni dei lavoratori. Oggi la direzione intrapresa dalle aziende va verso un ampio concetto di sostenibilità, non solo sociale, ma anche economica e ambientale. Gli esempi concreti sono migliaia, da Nord a Sud. Come Confagricoltura guardiamo con attenzione allo sviluppo di queste realtà, valorizzandone esperienze e potenzialità. E non è un caso che oggi esista una realtà consolidata fatta da imprese agricole impegnate nell’Agricoltura Sociale. Per questo partecipiamo con convinzione al Welfare Index Pmi che consente di trarre utili nuove idee ed elementi di progettualità guardado a quanto fatto in altri settori.”

Cesare Fumagalli, Segretario Generale di Confartigianato Imprese: “Siamo convinti che il welfare faccia bene all’azienda, ai lavoratori e alle comunità locali. Gli obiettivi che ispirano Welfare Index Pmi sono gli stessi che hanno spinto Confartigianato a realizzare, nel 2017, il progetto Nuovo Welfare. Puntiamo a colmare il gap nell’offerta pubblica di servizi e a far diventare il welfare un’opportunità per il Paese, motore di crescita sociale e sviluppo economico. A maggior ragione nell’artigianato e nelle piccole imprese dove imprenditori e dipendenti lavorano fianco a fianco, in un rapporto di stretta collaborazione. Per questo l’artigianato è stato il primo settore, 30 anni fa, ad occuparsi del benessere dei propri collaboratori attraverso un welfare fondato sulla bilateralità, espressione di una cultura condivisa tra le parti sociali per la gestione delle relazioni sindacali, del sostegno al reddito, della formazione, del mercato del lavoro, del welfare integrativo all’insegna della sussidiarietà,del mutualismo, del protagonismo delle parti sociali”.

Gaetano Stella, Presidente di Confprofessioni: “La convinta partecipazione di Confprofessioni alla terza edizione del Welfare Index Pmi testimonia la profonda attenzione dei liberi professionisti alle politiche attive del lavoro e agli innovativi strumenti di welfare messi in campo dal Ccnl degli studi professionali. Nel comparto professionale, il welfare è una realtà consolidata che affonda le proprie radici nel lontano 2001, quando vennero introdotte nel contratto collettivo le prime misure di welfare a favore dei dipendenti. In questi 17 anni abbiamo assistito ad uno sviluppo continuo e costante sia sul fronte delle nuove tutele, sia delle prestazioni erogate, che più recentemente sono state estese anche ai datori di lavori. Al di là dei numeri, è cresciuta la cultura del welfare, che oggi rappresenta un fattore di sviluppo indispensabile nell’organizzazione di uno studio e nel processo di trasformazione del lavoro”.

Evento Welfare Index PMI 2018

Le novità del welfare in Italia verranno illustrate nel “Rapporto Welfare Index Pmi 2018”, che verrà presentato il prossimo 10 aprile a Roma presso il Salone Delle Fontane, situato al centro dell’Eur. Durante l’evento di presentazione – patrocinato dalla Presidenza del Consiglio – saranno premiate le prime tre classificate per ogni settore e attribuite 4 menzioni speciali alle migliori piccole e medie imprese in diversi ambiti.

I partner dell’iniziativa

Generali Italia, la compagnia assicurativa del Gruppo Generali, è leader di mercato con la pi grande e diversificata rete distributiva in Italia. Agli oltre 10 milioni di clienti, tra persone, famiglie e imprese, offre soluzioni assicurative vita, danni e previdenza, personalizzate in base ai bisogni degli assicurati. Con una raccolta premi complessiva di 23,4 miliardi di euro, Generali Italia è il primo polo assicurativo del Paese. In Italia, il Gruppo opera con Generali Italia, Alleanza Assicurazioni, Generali Welion, Genertel e Genertellife.

Confindustria è la principale associazione di rappresentanza delle imprese manifatturiere e di servizi in Italia, con una base, ad adesione volontaria, che conta oltre 150mila imprese di tutte le dimensioni, per un totale di 5.440.125 addetti. L’attività dell’associazione è di garantire la centralità dell’impresa, quale motore per lo sviluppo economico, sociale e civile del Paese. Confindustria rappresenta le imprese e i loro valori presso le Istituzioni, a tutti i livelli, per contribuire al benessere e al progresso della società. in questa chiave che garantisce servizi sempre pi diversificati,efficienti e moderni.

Confagricoltura è l’organizzazione di rappresentanza e tutela dell’impresa agricola italiana. Riconosce nell’imprenditore agricolo il protagonista della produzione e persegue lo sviluppo economico, tecnologico e sociale dell’agricoltura e delle imprese agricole. La presenza di Confagricoltura nel territorio nazionale si concretizza, in modo capillare, attraverso le Federazioni regionali (19), le Unioni provinciali (95), gli uffici di zona e le delegazioni comunali.

Confartigianato Imprese è la pi grande rete europea di rappresentanza degli interessi e di erogazione di servizi all’artigianato e alle piccole imprese. Il Sistema Confartigianato opera in tutta Italia con una sede nazionale a Roma e 1.200 sedi territoriali che fanno capo a 118 Associazioni provinciali e a 20 Federazioni regionali. Confartigianato rappresenta le imprese appartenenti a decine di settori organizzate in 7 Aree di impresa, 12 Federazioni di categoria che, a loro volta, si articolano in 46 Associazioni di Mestiere.

Confprofessioni è la principale organizzazione di rappresentanza dei liberi professionisti in Italia. Fondata nel 1966 rappresenta e tutela gli interessi generali della categoria nel rapporto con le controparti negoziali e con le istituzioni politiche comunitarie nazionali e territoriali a tutti i livelli. Attraverso 20 delegazioni regionali, la Confederazione mira alla qualificazione e alla promozione delle attività intellettuali nel contesto economico e sociale. Firmataria del CCNL dei dipendenti degli Studi Professionali, raggruppa un sistema produttivo composto da oltre 1 milione e mezzo di liberi professionisti per un comparto di 4 milioni di operatori che formano il 12,5 % del Pil.

In collaborazione con

Innovation Team è la società di ricerca del Gruppo MBS Consulting. Aiuta le imprese nell’attuazione dell’innovazione e del cambiamento aziendale con la ricerca sociale e di mercato, le analisi tecniche e il supporto alle decisioni di management.

Corriere del Trentino: Welfare, le imprese voltano pagina

Anche il Trentino punta sul welfare aziendale, con vantaggi positivi per tutto il territorio.

Lo conferma la rete creata da Confindustria Trento a Marzo 2017, Welfare Trentino, a cui aderiscono 11 aziende con la possibilità per i dipendenti di usufruire di diversi servizi.

Qui trovi l’ articolo di Montanari sul Corriere del Trentino.

Quando il piano è giusto si conquistano i talenti

La competizione tra le aziende per il personale qualificato si gioca anche sul piano del benessere dei dipendenti.

Qui puoi leggere l’articolo a firma Luisa Adani uscito sull’inserto Economia del Corriere della Sera.

Welfare oltre lo stato, rassegna stampa dal corriere della Sera

Un bilancio sul welfare di associazioni intermedie e fondazioni che negli ultimi anni sono diventate protagoniste sempre più importanti nel sistema di welfare italiano a cura di secondo welfare, un laboratorio di ricerca che si propone di ampliare e diffondere il dibattito sul secondo welfare in Italia.

Di seguito potete scaricare l’articolo de il Corriere della Sera del 28 novembre 2017.

Nasce Generali Welion: la società di welfare integrato per famiglie, imprese e lavoratori

La nuova società offrirà servizi innovativi dalla salute ai flexible benefit, anche attraverso partnership con start up.

▸Investimento fino a € 50 milioni per l’innovazione dei servizi e del modello operativo entro il 2021

▸Prevista nel ramo salute una crescita del 25% dei premi e un incremento di € 30 milioni del risultato tecnico entro il 2021 per Generali Country Italia

▸Generali Welion investirà sull’assunzione di oltre 100 giovani nei prossimi due anni

▸Andrea Mencattini, nominato Amministratore Delegato della nuova società Dalla salute ai flexible benefit, un mondo di servizi innovativi e semplici da fruire per dare più valore alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese.

Generali Italia dà vita a Generali Welion, la nuova società di servizi che si occuperà di welfare integrato.

Con la costituzione della nuova società, Generali Italia punta a consolidare la propria leadership su un business strategico ed in forte crescita, quale è il welfare integrato, che oggi conta su 1,8 milioni di clienti e nel 2016 circa 3 miliardi di premi tra previdenza complementare e salute (circa €500 mln).

Attraverso le potenzialità delle nuove tecnologie e lo sviluppo di partnership strategiche e collaborazioni con start up, Generali Welion offrirà soluzioni all’avanguardia nel mondo della salute individuale e del welfare aziendale. La società, che sarà pienamente operativa dal 1° gennaio 2018, nasce infatti con l’obiettivo di:

▸gestire le prestazioni sanitarie incrementando i livelli di servizio per il cliente – consulenza, assistenza, rimborso – e i network sanitari supportando il rapporto tra pazienti e medici attraverso nuove tecnologie e piattaforme evolute;
▸offrire servizi di consulenza e gestione di welfare aziendale per le imprese anche attraverso piattaforme, sia proprietarie sia in partnership, di employee benefit per i dipendenti delle aziende;
▸ creare nuovi servizi personalizzati anche “non assicurativi” (es: carte servizi, accesso al network, percorsi di cura etc.) per i 10 milioni di clienti in Italia.

Marco Sesana, Country Manager e Amministratore Delegato di Generali Italia ha dichiarato:Innovare e semplificare sono le priorità strategiche per garantire i migliori servizi ai nostri clienti. Con Generali Welion, vogliamo evolvere nel settore della Salute e del welfare. Investiremo fino a 50 milioni di euro nel prossimo triennio: ciò per migliorare la qualità e l’accessibilità dei servizi in questo settore importante per il cittadino, per i lavoratori e per la crescita delle imprese. Vogliamo consolidare la nostra leadership sul mercato: puntiamo ad aumentare, entro il 2021, del 25% i premi nel settore Salute e di 30 milioni di euro il risultato tecnico”.

Andrea Mencattini, Amministratore Delegato di Generali Welion, ha dichiarato:Forti della nostra expertise nel welfare integrato, grazie ai vasti programmi di welfare che applichiamo ai nostri 15 mila dipendenti, alla conoscenza del mercato con Welfare Index Pmi e alla nostra ampia offerta assicurativa, attraverso Generali Welion offriamo consulenza e servizi di gestione su tutte le iniziative di welfare integrato: sanità, previdenza, non autosufficienza, flexible benefit”.

Sviluppo di servizi innovativi grazie a partnership con start up: gli accordi con H-Farm e GrowItup

Generali Welion punta a innovare i servizi per:

▸garantire consapevolezza ed informazione del cliente sul tema Salute;
▸supportare il cliente nella prevenzione e nella scelta di comportamenti salutari;
▸rispondere alle esigenze di cura ed assistenza;
▸facilitare l’accesso del cliente ai prestatori di servizio;
▸per garantire una gestione semplice del Welfare aziendale nelle imprese.

Idee innovative e soluzioni tecnologiche all’avanguardia, sono ricercate anche attraverso la collaborazione con start up. La compagnia ha lanciato Generali Health&Welfare Corporate Accelerator con H-FARM, con l’obiettivo di identificare startup da incubare per sviluppare nuovi servizi ed esplorare nuovi modelli di business, e una CallForGrowth con GrowItUp, che ha visto la selezione di 3 start up per lavorare con Generali Italia allo sviluppo di nuovi servizi e prodotti in ambito salute e welfare.

Modello Organizzativo di Generali Welion

La nuova società – che risponderà al Country Manager e Amministratore Delegato di Generali Italia, Marco Sesana – sarà guidata dall’Amministratore Delegato Andrea Mencattini. La funzione di Operations & Customer Excellence sarà affidata a Ivano Bosisio. La società prevede l’assunzione di oltre 100 giovani entro il 2019.

Il welfare integrato, un mercato in forte crescita ma ancora largamente inesplorato

Il contesto del mercato italiano mostra crescite importanti nel settore del Welfare integrato, spinto anche dai vantaggi fiscali previsti dalle ultime leggi di Stabilità, ma ancora con bassi tassi di adesione. Nell’ambito della Sanità, si stimano 7,5 milioni di iscritti a fondi sanitari pari al 33,6% degli occupati. Dal 2015 al 2016 la raccolta premi del mercato assicurativo Salute in Italia è cresciuta dell’8%. In tema di Previdenza il numero degli iscritti è di 7,8 milioni pari al 34,2% degli occupati. Per quanto concerne la Non Autosufficienza, circa 750 mila persone – ossia solo il 3,3% della popolazione occupata – sono coperti da LTC (Long Term Care). Sul fronte dei Flexible benefit nel biennio 2015/16 il 21% delle aziende ha attivato iniziative di welfare. Dal rapporto Welfare Index Pmi 2017 è emerso che il 18,3% delle PMI italiane è molto attivo nelle iniziative di welfare.

 

 

Welfare Index PMI fa crescere l’impresa e per questo vince ancora!

Siamo lieti di annunciare la menzione di merito assegnata nell’ambito del Premio AIFIn “CSR Award” e consegnata ieri a Milano durante il Convegno “CSR – Sustainability Strategy”.

“CSR Award – AIFIn” è un riconoscimento annuale che ha lo scopo di promuovere il tema della Corporate Social Responsibility nel settore bancario, assicurativo e finanziario. Il premio intende valorizzare le best practice e gli operatori del settore capaci di integrare la Sostenibilità e la Corporate Social Responsibility nel piano strategico con l’obiettivo di perseguire uno sviluppo sostenibile di lungo periodo.

Il welfare aziendale è un potente strumento che può aiutare la crescita progressiva di questo percorso, superando la logica economica per comprendere e dare risposte in chiave socio-economica.

Per maggiori info clicca qui.

Welfare aziendale e detassazione: i chiarimenti dell’agenzia delle entrate

Non è possibile detrarre l’Iva per il datore di lavoro che acquista servizi di welfare con finalità ricreative a favore della generalità o categorie di dipendenti.

La Direzione Regionale della Lombardia dell’Agenzia delle Entrate, con risposta ad interpello n. 904-603/2017 dello scorso 20 luglio, ha detto di no alla richiesta di poter detrarre l’Iva versata per l’acquisto dell’abbonamento alla pay-tv che la società istante, nell’ambito di un piano Welfare sostenuto da regolamento aziendale, aveva deciso di mettere a disposizione di categorie di lavoratori.

L’Agenzia delle Entrate sostiene infatti che il diritto alla detrazione Iva spetta alle condizioni che seguono, a suo giudizio non rispettate nel caso trattato:

1) l’acquisto dei beni e dei servizi deve essere inerente all’attività economica svolta dal soggetto passivo;
2) i beni e i servizi acquistati devono essere afferenti ad operazioni imponibili o ad esse assimilate dalla legge ai fini dell’esercizio della detrazione;
3) deve sussistere un nesso diretto e immediato tra le spese collegate alla prestazioni a monte e il complesso delle attività economiche del soggetto d’imposta, essendo la detraibilità connessa al trattamento delle operazioni effettuate a valle, cui gli acquisti si riferiscono. A parziale compensazione occorre tuttavia sottolineare che l’Iva non detratta costituisce onere accessorio di diretta imputazione al costo del servizio cui si riferisce e pertanto risulta senz’altro deducibile dal reddito d’impresa ai sensi dell’art. 110 del TUIR.

Grazie a quest’ultimo chiarimento si completa il quadro del trattamento ai fini delle imposte dirette e dell’Iva delle spese aziendali relative a servizi con finalità ricreative utilizzabili dalla generalità o categorie di dipendenti, che a seguire si riassume:

a) se le spese sono sostenute volontariamente dal datore di lavoro, le stesse sono deducibili dal reddito d’impresa per un ammontare complessivo non superiore al cinque per mille dell’ammontare delle spese per prestazioni di lavoro dipendente risultante dalla dichiarazione dei redditi, ai sensi dell’art. 100 del TUIR;

b) se le spese sono sostenute in conformità a disposizioni di contratto o di accordo o di regolamento aziendale la deducibilità dal reddito d’impresa è invece al 100%;

c) in entrambi i casi sopra descritti l’Iva sui servizi acquistati dal datore di lavoro e offerti ai dipendenti è indetraibile da quella dovuta sulle vendite e di conseguenza, divenendo un onere accessorio di diretta imputazione al costo del servizio cui si riferisce, risulta deducibile dal reddito d’impresa.

Claudio Della Monica
Consulente del Lavoro – Della Monica & Partners srl STP

Piani di welfare su misura per ogni singolo dipendente senza rinunciare ai benefici fiscali

Sì ai Piani Welfare a carattere premiale e incentivante, anche a livello individuale, senza rinunciare ai benefici fiscali. Così si è espressa la Direzione Regionale Lombardia dell’Agenzia delle Entrate rispondendo ad un interpello (il n. 904-791/2017 dello scorso 28 luglio) presentato da una società di formazione e servizi al lavoro che ha chiesto se la struttura del proprio Piano Welfare, di durata biennale, non contrasta con le finalità agevolative dei commi 2 e 3 dell’art. 51 del TUIR.

L’istante ha infatti spiegato che, alla luce delle novità introdotte dalla Legge di Stabilità del 2016 e dalla Legge di Bilancio 2017, nonché dei chiarimenti contenuti nella circolare n. 28 del 15 giugno 2016 dell’Agenzia delle Entrate, ha deciso di varare un Piano Welfare a carattere premiale e incentivante, rivolto a tutti i dipendenti, mediante il ricorso e la messa a loro disposizione di una specifica piattaforma web personalizzabile, che consente a tutti i dipendenti indistintamente la fruizione integrata e flessibile del basket di servizi previsti dal Piano stesso secondo le proprie necessità ed esigenze.

Il Piano prevede l’assegnazione di un budget di spesa “figurativo” (“credito Welfare”) nella misura di euro 1.500,00 annui uguale, in partenza, per ciascun dipendente. Il budget di spesa è totalmente a carico della società e non rimborsabile. Ciò posto, per il primo anno di vigenza del Piano, la società istante ritiene di assegnare a ciascun dipendente il 100% del credito Welfare di euro 1.500,00 annui al raggiungimento del 100% di un determinato obiettivo individuale, proporzionalmente ridotto in caso di raggiungimento di un risultato individuale inferiore.

Per il secondo anno di vigenza del Piano, invece, la società istante intende assegnare a ciascun dipendente il 100% del credito Welfare di euro 1.500,00 annui al raggiungimento del 100% di un determinato obiettivo aziendale. In mancanza, entro uno scarto massimo al ribasso del 10%, il credito Welfare di ciascuno è rapportato ad una percentuale della RAL individuale (3%).

L’Agenzia delle Entrate accoglie la tesi dell’istante in quanto la non concorrenza al reddito di lavoro dipendente è subordinata all’unica condizione che i beni e servizi siano offerti alla generalità o a categorie di dipendenti e non anche al vincolo dell’assegnazione del medesimo budget “figurativo” di spesa ad ogni dipendente.

Claudio Della Monica
Consulente del Lavoro – Della Monica & Partners srl STP