Welfare Index PMI riserva una sezione speciale alle organizzazioni attive nell’ambito dell’agricoltura sociale.
Al pari delle tre edizioni precedenti, è stata condotta un’indagine ad hoc su queste realtà, parallela a quella generale, svolta con il supporto di Rete Fattorie Sociali e a cui hanno preso parte 43 organizzazioni. I soggetti dell’agricoltura sociale declinano il welfare aziendale in un’accezione specifica e originale: attraverso l’attività agricola (coltivazione, allevamento, attività connesse), attivano una serie di iniziative con l’obiettivo di favorire l’inclusione lavorativa e il benessere psicofisico e sociale delle persone, soprattutto quelle svantaggiate.
Le macro-aree di azione sono quattro:
• inserimento socio-lavorativo di persone in condizione di fragilità: è praticato dal 72,1% delle realtà intervistate;
• attività educative e ludico-ricreative, 67,4%: rientrano molteplici iniziative, dai progetti di educazione ambientale e alimentare alla salvaguardia della biodiversità alle fattorie sociali e didattiche;
• area socio-assistenziale, 58,1%: prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali per promuovere lo sviluppo di capacità e di inclusione sociale;
• area socio-sanitaria, 32,6%: prestazioni e servizi a supporto delle terapie mediche, psicologiche e riabilitative finalizzate a migliorare le condizioni di salute e le funzioni sociali, emotive e cognitive dei soggetti interessati.
Il 21% dei partecipanti presidiano tutte e quattro le aree, un ulteriore 23% tre aree, il rimanente 56% una o due aree. Le attività tipiche dell’agricoltura sociale sono rappresentate nella figura 71.
Oltre all’inclusione socio-lavorativa (72,1% degli intervistati), sono presenti attività diurne per persone svantaggiate (62,8%), iniziative di educazione ambientale (58,1%), formazione per persone svantaggiate (53,5%), attività di coterapia (53,5%), iniziative di turismo agricolo-sociale (48,8%).
Un numero cospicuo di queste realtà organizza fattorie didattiche e centri estivi, un numero inferiore offre accoglienza residenziale o servizi di asilo nido. La platea di persone cui si rivolgono i soggetti dell’agricoltura sociale è molteplice: innanzitutto disabili psichici e fisici, ma anche minori in situazioni di disagio, immigrati e rifugiati, ex detenuti, disoccupati di lungo corso e persone con problemi di dipendenza da alcol o droghe.
Il 44% delle organizzazioni impiegano lavoratori extracomunitari, in alcuni casi anche rifugiati politici, di cui spesso favorisce l’integrazione sociale attraverso formazione linguistica, mediazione culturale, supporto burocratico e orientamento, accoglienza residenziale. L’agricoltura sociale attiva reti e relazioni sul territorio: il 28% dei soggetti intervistati operano in collaborazione con associazioni, il 26% con istituzioni pubbliche, il 18% e il 16% rispettivamente con cooperative di tipo A (servizi alla persona) e B (inserimento lavorativo).
Inoltre, queste realtà partecipano attivamente alla vita comunitaria in vari modi, ad esempio partecipando a eventi ricreativi e culturali o supportando iniziative di volontariato.
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