Al primo posto tra le priorità indicate dalle imprese per lo sviluppo del welfare aziendale c’è la formazione ai dipendenti: di tipo specialistico o avanzato ma anche relativo a competenze non direttamente necessarie alle attuali mansioni professionali.
Se alla formazione aggiungiamo il contributo all’istruzione dei familiari, il 46,7% delle PMI indica la macro area dell’educazione come la priorità su cui investire nei prossimi anni. Nel 2018 sono già il 38% le imprese con almeno un’iniziativa in quest’area, il 5% in più rispetto al 2016, e il 10,9% di esse afferma di aver lanciato o potenziato le misure nell’ultimo anno.
Le PMI stanno quindi acquisendo consapevolezza del ruolo che esse assumono in un mercato del lavoro in cui le professioni e le competenze richieste cambiano velocemente in cui l’occupazione è frutto della capacità di sostenere con la formazione la mobilità delle risorse.
Le misure attuate dalle aziende nell’area della formazione e del sostegno alla mobilità riguardano:
• la formazione specialistica professionale;
• la formazione extra professionale;
• il sostegno all’istruzione dei figli e dei familiari.
La formazione professionale, escludendo da questo ambito quella obbligatoria, viene attuata dal 36,6% delle aziende, con una crescita di due punti percentuali all’anno (figura 60). Molto rilevante la crescita della formazione specialistica avanzata, dal 29% del 2016 all’attuale 34,6%. Il 17% delle imprese offrono anche convegni su temi specifici e giornate studio.
Cresce anche la formazione linguistica ai dipendenti, pur se diffusa solamente nel 6,5% delle aziende.
Molto limitata ma in crescita l’area della formazione extra professionale, che riguarda il 3,6% delle PMI (figura 61). Abbiamo incluso in quest’area le iniziative di formazione avanzata per i talenti come i master e business school, aumentate in due anni dall’1,1% all’1,6%.
Inoltre i corsi di cultura generale e artistica (1,1%), le borse di studio (1%), i viaggi di studio all’estero (0,6%). La relazione molto stretta che sussiste tra educazione ed occupazione giovanile è illustrata dai dati che esponiamo nelle figure 62 e 63: tra i grandi paesi europei, l’Italia ha i livelli più bassi di istruzione universitaria e inoltre, concentrando l’attenzione sulla popolazione tra 15 e 34 anni, ha una quota molto più elevata di esclusi dal lavoro e dall’istruzione: i NEET, Not in Education Employment or Training sono il 26%, contro il 10,5% della Germania, il 13% del Regno Unito, il 15,7% della Francia.
In questo contesto di gravissimo svantaggio competitivo del nostro paese le imprese hanno una duplice opportunità: quella di aiutare le famiglie nella istruzione dei figli, allo scopo di raggiungere gli standard europei di completamento del percorso di studi sino al livello universitario e post universitario, e quella di erogare ai lavoratori, e soprattutto ai giovani, la formazione necessaria a qualificarli per sostenerne la mobilità professionale.
Osserviamo quindi, con riferimento alla figura 64, il livello delle iniziative di welfare aziendale per il sostegno all’istruzione dei figli e dei familiari.
Il tasso di iniziativa delle PMI è ancora molto limitato (2,7%) ma in forte crescita: era l’1% due anni fa. La gamma delle iniziative è molto ampia: comprende il rimborso delle rette a tutti i livelli, dagli asili ai corsi post universitari; delle altre spese per l’istruzione, dai libri e gli strumenti tecnici alle mense, dai trasporti e gli alloggi ai viaggi di studio; comprende inoltre riconoscimenti al merito come borse di studio e altri premi, e inoltre servizi di orientamento formativo e professionale.
Ciò che colpisce, in un welfare aziendale che in molte aree è ancora allo stato nascente, è il posizionamento delle iniziative delle imprese sui temi cruciali per l’evoluzione del nostro paese.
In questo caso si tratta della questione decisiva per il futuro delle giovani generazioni: la capacità di sostenere la mobilità sociale attraverso l’educazione e la formazione.