Lo smart working si è rivelato uno strumento utile per fronteggiare questa emergenza: ha permesso alle imprese soprattutto piccole e medie di continuare ad essere operative e di preservare la salute delle persone.
Qui l’articolo del nostro Esperto Claudio Della Monica che spiega i vantaggi dello smart working per le PMI e le persone, commentando l’iniziativa di smart working di Welcome Italia, Welfare champion 2019.
È la necessità che aguzza l’ingegno che tradotto vuol dire che è il bisogno di qualcosa che costringe l’essere umano a ingegnarsi per trovare nuove soluzioni e per promuovere innovazione.
Ebbene, l’iniziativa dello smart working in Welcome Italia è nata proprio da un’esigenza reale contestualmente all’apertura della seconda sede: i dipendenti di uno stesso reparto, dislocati in due sedi diverse, dovevano condividere progetti a distanza. Questo ha rapidamente spianato la strada verso lo smart working (“lavorare su due sedi o in smart working è la stessa cosa”), cui si è giunti dopo che Welcome Italia ha adeguato la propria organizzazione alla nuova modalità di lavoro. Cosa che, è doveroso dirlo, comporta un significativo cambio di passo soprattutto a livello manageriale e di investimenti tecnologici.
Come nei piani di Welfare Aziendale, un piano di di smart working è un classico esempio virtuoso di win-win-win, perchè vincono sia il dipendente, che l’azienda che la collettività.
Il dipendente migliora la conciliazione vita privata /lavoro, avendo più tempo per se stesso e per la propria famiglia; non deve sostenere lo stress e i costi di spostamento casa-sede di lavoro; di conseguenza migliora notevolmente la sua produttività ed efficienza.
L’azienda nel breve risparmia su straordinari e buoni pasto, occorrendo meno spazi risparmia altresì sui costi di affitto, di riscaldamento, di corrente, sulle pulizie degli ambienti di lavoro ecc.; beneficia inoltre dell’aumento di produttività ed efficienza degli smart workers; nel lungo i vantaggi sono ancora più evidenti, in termini di cambio manageriale, con un passaggio graduale a un modello di gestione delle risorse umane incentrato su autonomia, responsabilizzazione, pianificazione, collaborazione e condivisione; in termini di competitività aziendale grazie un un significativo aumento della redditività del lavoro; in termini di engagement delle figure professionali di primo piano nel mercato di riferimento.
La collettività ha benefici legati alla riduzione dell’inquinamento e del traffico grazie ai ridotti spostamenti casa-sede di lavoro; alla diminuzione delle malattie da stress lavoro correlato; alla miglior assistenza agli anziani e ai bambini; alla maggiore possibilità di inserimento di soggetti diversamente abili.
Un’ultima annotazione sulla diffusione dello smart working che sino ad oggi non ha trovato molti proseliti specie nella piccola e media azienda. Il vero problema sta nel fatto che esso comporta una profonda rivoluzione culturale imponendo la revisione dei processi organizzativi, la formazione, la valutazione dei dipendenti, il superamento delle diffidenze del management e dei lavoratori. Chiede un grande investimento tecnologico, nonché su un modello di leadership e di organizzazione basato non sul lavoro in presenza ma sui risultati. Da qui una piccola rivoluzione nei sistemi di gestione del personale, per la quale molte imprese non sono preparate.
Ma abbiamo detto che è la necessità che aguzza l’ingegno: l’epidemia da coronavirus di questi giorni ha acceso i riflettori sullo smart working per ovviare ai divieti imposti dall’emergenza e ai rischi connessi. Diverse aziende, pur di non chiudere i battenti lasciando a casa i propri dipendenti, hanno scelto di “provare” lo smart working, opportunamente semplificato dal Governo. E’ così che una bruttissima minaccia si trasforma in opportunità, il Covid-19 potrebbe accelerare un’evoluzione che altrimenti sarebbe stata molto più lenta.
Claudio Della Monica
Consulente del Lavoro – Della Monica & Partners srl STP