Una nuova armonia tra profitto e benessere: l’importanza del welfare aziendale per la creazione di valore condiviso

Negli ultimi decenni, si è assistito ad una sempre maggiore crisi del welfare state. Il graduale invecchiamento della popolazione ha difatti profondamente alterato gli equilibri demografici sottostanti allo stesso, aggravando i già acuti problemi di ordine finanziario.

L’Italia si è ritrovata a dover conciliare l’esigenza di contenere la spesa pubblica e rendere sostenibile il sistema di welfare. Le istituzioni, anche sotto la pressione dei “controllori europei”, hanno dovuto ridurre la spesa, fenomeno che ha coinvolto anche le politiche di protezione sociale. In questo contesto, le politiche di welfare aziendale possono risultare uno strumento integrativo delle tutele del welfare state.

Il welfare aziendale nasce perciò come tentativo di dare una risposta ai bisogni insoddisfatti dei dipendenti lavoratori in materia di assistenza sanitaria, previdenza, istruzione.
Esso è inteso come l’insieme di incentivi e servizi che l’impresa fornisce ai propri dipendenti per rendere migliore la vita. Le azioni vanno dal sostegno al reddito familiare ad agevolazioni di tipo commerciale, dalle pratiche per la tutela della salute ad attività per il tempo libero, da proposte per lo studio al sostegno alla genitorialità, problema particolarmente spinoso per le donne lavoratrici che, divise tra il lavoro, la cura dei figli e, sempre più di frequente, l’assistenza ai genitori anziani, sono, ancora troppo frequentemente, costrette a dover lasciare il posto di lavoro a causa della mancanza di un’adeguata offerta di servizi.

Le imprese devono dunque affrontare la difficile sfida di soddisfare gli attuali bisogni della società, affiancando alle politiche sociali tradizionali soluzioni innovative sostenibili in termini economici e che riescano, al tempo stesso, ad aumentare la produttività dei propri dipendenti. Lo scenario creatosi oggi è un nuovo welfare fatto di due settori, uno pubblico e l’altro privato, in cui interagiscono più attori economici e sociali.

I vantaggi sono: per i dipendenti, che godono, al di fuori della busta paga, di benefit, e per le imprese, che, grazie alle strategie di welfare, possono fare leva su un cuneo fiscale alternativo, offrendo servizi al posto di aumenti di stipendio, ottenendo in cambio una minore pressione fiscale, il rafforzamento dei legami tra imprese e territorio, e, soprattutto, la fidelizzazione dei propri dipendenti.

Gli obiettivi per un piano di welfare sussidiario sono:
Aumento del benessere del singolo dipendente e del suo nucleo familiare;
Effetto positivo sull’organizzazione e sul clima all’interno dell’impresa;
Ottimizzazione economica e finanziaria delle risorse a disposizione dell’impresa, con incremento del valore sociale;
Valorizzazione del capitale umano e della produttività aziendale;
Nuove logiche relazionali con gli stakeholder.

Il piano di welfare aziendale può assumere per l’impresa un valore chiave in termini di competitività, rappresentando una vera e propria leva strategica per l’impresa.
Il circolo virtuoso del welfare aziendale è riassumibile nella figura sottostante.

Figura 1: Il circolo virtuoso del welfare aziendale

 

Attraverso la conoscenza del welfare aziendale, dei suoi strumenti, delle norme e degli incentivi fiscali, e mediante un supporto informativo, operativo e di consulenza, l’imprenditore arriva ad attuare delle azioni in questa direzione. Le iniziative potranno essere più o meno importanti e coprire solo alcune delle aree del welfare aziendale, ma avranno come conseguenza la conoscenza e l’utilizzo dei servizi da parte dei lavoratori e il riconoscimento del valore.

La conclusione naturale del circolo virtuoso sarà l’impatto sui risultati, in particolare sulla produttività, sul clima e sulla fedeltà dei lavoratori, sull’immagine e sulla reputazione dell’impresa. Si tratta di un compito arduo, ma le piccole e medie imprese più accorte sapranno cogliere questa grande sfida costruendo un buon piano che parta dall’analisi delle caratteristiche demografiche della popolazione aziendale, per cogliere le diversità presenti in azienda in termini di inquadramento, livelli di reddito, genere, e comprendere pertanto le esigenze dei lavoratori e delle loro famiglie.

L’indagine delle esigenze da soddisfare deriverà perciò dall’analisi delle fonti a livello normativo e fiscale, dalla valutazione dei bisogni emergenti della collettività ed, infine, dalla rilevazione delle aspettative dei dipendenti.

In sintesi, una buona pianificazione dei servizi di welfare aziendale, oltre a creare un maggiore benessere organizzativo, può offrire anche un vantaggio competitivo e un ritorno per l’azienda ben superiore ai costi sostenuti. La proposta di un piano di welfare aziendale suscita dunque un sempre maggiore interesse nelle imprese, in quanto capace di accrescere il valore apportato dalle persone all’organizzazione, facendo leva su diversi fattori che incidono, in modo diretto o indiretto sulle modalità della prestazione lavorativa, sullo sviluppo del capitale umano e sul clima organizzativo.

Prof. Marco Meneguzzo
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”