di Andrea Dili – Dottore Commercialista
Qualche giorno fa il Governo italiano ha inviato all’UE il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il programma di riforme e investimenti che – nell’ambito degli interventi afferenti il Next Generation EU (NGEU) – definisce la strategia italiana per la ripartenza post pandemia. Il PNRR, quindi, delinea le azioni che nei prossimi anni (dal 2021 al 2026) saranno messe in campo per riformare e modernizzare il nostro Paese, con l’obiettivo di ridurne – se non colmarne – i divari strutturali.
Per tali ragioni cittadini e, soprattutto, operatori economici dovrebbero prestare particolare attenzione alle indicazioni contenute nelle 270 pagine del PNRR, al fine di poterne tempestivamente cogliere le (numerose) opportunità.
Venendo alla struttura del Piano occorre evidenziare che esso è stato costruito attorno a tre assi portanti: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. In tale contesto viene declinato un complesso di riforme e investimenti che nelle intenzioni del Governo dovrebbero:
- accrescere la competitività, l’efficienza e l’equità del nostro Paese;
- incoraggiare gli investimenti;
- ampliare la fiducia dei cittadini e degli operatori economici.
Per quanto riguarda le riforme gli obiettivi individuati nel PNRR sono piuttosto ambiziosi, toccando segmenti della pubblica amministrazione che già in passato sono stati oggetto di tentativi di riorganizzazione raramente andati a buon fine: tra questi meritano particolare menzione la semplificazione delle norme e delle procedure, l’accrescimento delle competenze e la digitalizzazione della P.A., la riforma della giustizia (civile, tributaria e penale), con l’obiettivo prioritario di ridurre i tempi del giudizio, e dell’ordinamento giudiziario, le semplificazioni in materia edilizia, ambientale e dei pubblici appalti, la promozione della concorrenza anche attraverso lo sviluppo delle telecomunicazioni. Vengono, infine, citate la revisione dell’IRPEF e la riforma degli ammortizzatori sociali, di cui Governo e Parlamento, peraltro, si stanno già occupando anche con il coinvolgimento delle parti sociali.
Le sei missioni del PNRR
La parte più corposa del Piano viene dedicata alle modalità di investimento con le quali saranno impiegate le risorse che l’Italia riceverà dall’Europa, stimate in 191,5 miliardi di euro, di cui 68,9 di sovvenzioni e 122,6 di prestiti. Lo schema degli interventi viene rappresentato in sei diverse missioni, ciascuna delle quali viene a sua volta esplosa in una pluralità di componenti. In particolare:
- la prima missione, finanziata con 40,73 miliardi di euro, è dedicata a digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
- la seconda, per la quale vengono stanziati 59,33 miliardi, afferisce alla cosiddetta rivoluzione verde e transizione ecologica;
- la terza, cui sono assegnati 25,13 miliardi, viene denominata infrastrutture per una mobilità sostenibile;
- la quarta, per la quale sono previsti 30,88 miliardi, è destinata a istruzione e ricerca;
- la quinta, sovvenzionata con 19,81 miliardi, prevede interventi finalizzati a inclusione e coesione;
- la sesta, sovvenzionata con 15,63 miliardi, viene infine dedicata al tema della salute.
Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
La prima missione viene immaginata attraverso tre linee di intervento: la digitalizzazione della pubblica amministrazione – dove obiettivo centrale è rappresentato dalla migrazione verso il cloud – il sostegno alla transizione digitale e alla competitività delle imprese – per il quale vengono stanziati ben 24,3 miliardi di euro, la maggior parte dei quali (13,97) assorbiti dalle misure afferenti il piano “Transizione 4.0” e dallo sviluppo delle reti ultraveloci (6,31), con investimenti su banda ultra larga e 5G – e sul settore del turismo e della cultura – dove i 6,68 miliardi assegnati vengono oltremodo spalmati su una pluralità di iniziative.
Rivoluzione verde e transizione ecologica
Seguendo le indicazioni europee, la maggior parte delle risorse del PNRR viene assegnata alla transizione ecologica del Paese. In tale contesto una particolare attenzione viene dedicata al tema strategico della gestione dei rifiuti, con investimenti, previsti soprattutto nel Centro-Sud Italia, volti ad accrescere la capacità e la qualità degli impianti. Gli investimenti più corposi (23,78 miliardi), tuttavia, sono previsti sulle energie rinnovabili (fotovoltaico, biometano), sulla gestione “intelligente” delle reti di distribuzione energetica, sull’utilizzo dell’idrogeno (anche promuovendone la sperimentazione per il trasporto stradale e ferroviario) e sul trasporto sostenibile. Sono, infine, confermati eco bonus e sisma bonus (13,81 miliardi) mentre vengono previsti robusti investimenti sulla prevenzione del dissesto idrogeologico e sul miglioramento delle infrastrutture idriche.
Infrastrutture per una mobilità sostenibile
La quasi totalità (24,77 miliardi) delle risorse allocate sulla terza missione sono dedicate alla rete ferroviaria, dove vengono previsti investimenti sia sul trasporto merci che passeggeri, potenziando tanto le tratte ad alta velocità che i trasporti locali. In merito si tenterà di colmare il gap del nostro Paese rispetto alle migliori esperienze europee, sia al sud che al nord Italia, con l’obiettivo di ridurre i tempi di percorrenza e aumentare la capacità della rete ferroviaria in termini di flussi.
Istruzione e ricerca
Particolarmente rilevanti sono i temi toccati dalla quarta missione, che stanzia importanti risorse sugli asili nido (4,6 miliardi) e sull’edilizia scolastica (3,9 miliardi), dove il nostro Paese sconta rilevanti carenze strutturali. Ulteriori risorse (11,44 miliardi) vengono allocate sulla seconda componente della missione (ricerca di base e applicata), promuovendo lo sviluppo di sinergie tra imprese e università.
Inclusione e coesione
La quinta missione è rivolta al potenziamento delle politiche attive per il lavoro – delineando un programma nazionale di presa in carico e ricollocazione dei disoccupati, l’implementazione del piano “nuove competenze”, il rafforzamento dei centri per l’impiego e il sostegno all’imprenditoria femminile – alla promozione di progetti, dedicati ai comuni con più di 15mila abitanti, per la rigenerazione urbana e l’housing sociale e a specifici interventi per la coesione territoriale, tra i quali il rafforzamento delle zone economiche speciali.
Salute
L’ultima missione viene articolata in due componenti: il rafforzamento delle prestazioni erogate sul territorio – grazie allo sviluppo di reti di prossimità e strutture intermedie (case e ospedali “della comunità”) e all’utilizzo della telemedicina – e la digitalizzazione del servizio sanitario nazionale anche attraverso l’implementazione del fascicolo sanitario elettronico.
Conclusioni
Pur se sommariamente esposta, la strategia del PNRR è evidentemente volta a colmare i principali deficit strutturali che penalizzano il nostro Paese. Tuttavia, per non rimanere un “libro dei sogni” saranno necessarie almeno due condizioni: in primo luogo il rispetto dei tempi e delle modalità di attuazione delle misure declinate, in secondo luogo, soprattutto, la capacità di comprendere che il PNRR, seppur supportato da risorse rilevanti, non sarà sufficiente a centrare gli obiettivi proposti se non inserito in un percorso di riforme a medio lungo termine che affronti i nodi irrisolti che ogni anno, puntualmente, ci vengono ricordati da studi e ricerche internazionali.
Andrea Dili
Dottore Commercialista, esperto di Welfare Index PMI